Da Biancaneve a Merida, Walt Disney racconta le donne. Di Gianni Maritati

Merida, la protagonista del kolossal d’animazione “The Brave-Ribelle”, è l’ultima “sorella” di Biancaneve, l’ultima “principessa” giunta nel Fantastico Mondo di Walt Disney.
E adesso con orgoglio può anche sfoggiare, insieme all’arco e alle frecce, la statuetta dell’Oscar.Il suo infatti è stato giudicato di recente dall’Academy di Los Angeles come il Miglior film d’animazione (un riconoscimento – detto per inciso – che forse avrebbe potuto essere attribuito con più “coraggio” al delizioso “Frankenweenie” di Tim Burton, sempre della Disney). La rossa Merida, ragazza indipendente e principessa senza principe, è la più recente incarnazione dello spirito femminile raccontato nell’universo dell’immaginazione colorata.In principio, come sanno tutti, fu Biancaneve: una figura leggiadra, quasi asessuata, icona della ragazza bella e buona ma sfortunata che deve aspettare l’arrivo sbaciucchiante di un Principe Azzurro per vincere il male, la morte e la “solitudine”: nel senso che poi salta sul cavallo bianco, si sposa e addio condizione da “single”.

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Merida invece è allergica al matrimonio. Al massimo, se proprio deve sposarsi, vorrebbe potersi scegliere il giovane con cui condividere il resto della propria vita. Come darle torto? Fra Biancaneve e Merida, cioè fra gli Anni Trenta del secolo scorso e gli Anni Duemila c’è un abisso: una valanga di trasformazioni sociali e culturali.

Se le figure di Cenerentola e di Aurora (la bella addormentata nel bosco) si pongono sostanzialmente sulla scia di Biancaneve, il racconto disneyano sull’emancipazione femminile arriva ad una svolta con Ariel, la sirenetta, per poi intraprendere una strada più decisa con Belle, che cambierà il cuore della Bestia, e con Jasmine, amata da Aladdin, ma anche con la volitiva Pocahontas (la prima del “club” che non arriva all’altare), con Esmeralda, la coturbante ballerina gitana del “Gobbo di Notre-Dame”, e con Mulan, delizioso mix di guerra e dolcezza.
La moracchiona Tania de “La principessa e il ranocchio” (la prima di colore) e la biondissima Rapunzel completano il processo di cambiamento: mentre il corpo si affolla di forme mature e di curve pericolose, la volontà della donna è più marcata e indipendente, lo sguardo si fa determinato, le scelte sempre più libere e consapevoli. Con Merida siamo arrivati anche alla “sparizione” del Principe Azzuro, se non nella variante comica di tre improbabili pretendenti…

Meglio di tanti saggi storici e sociologici, i film delle principesse Disney raccontano dunque la storia delle donne negli ultimi ottant’anni, il loro cammino di autocoscienza e di emancipazione, la dignità e la forza dei loro diritti. Con la leggerezza e l’acutezza che solo un cartoon riesce ad esprimere.

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